titolo originale:
La lingua del santo
titolo internazionale:
Holy tongue
regia di:
cast:
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
scenografia:
costumi:
musica:
produttore:
produzione:
distribuzione:
paese:
Italia
anno:
2000
durata:
110'
formato:
colore
uscito il:
15/09/2000
premi e festival:
Padova, che da sola ha il fatturato dell’intero Portogallo, si accontenta di poco: una squadra di rugby, un santo patrono famoso in tutto il mondo, un’economia di fiorenti fabbrichette nate dal nulla. Lo chiamano Nordest e Carlo Mazzacurati, padovano doc, lo racconta così com’è, senza troppo inventare insieme a sceneggiatori fidati (Franco Bernini-Umberto Contarello) ma con almeno un’idea, far trafugare ai due poveracci di turno la più preziosa reliquia conservata nella Basilica. Ecco La lingua del santo, una tragi-commedia che comincia come una storia di provincia (alla Alfredo Alfredo) e finisce come un noir sentimentale che neanche Casablanca. Il plot va e viene, con momenti di stanca e altri prevedibili. Ma il regista di Un’altra vita riesce comunque a inventare due personaggi di sfigati degni del miglior cinema italiano, più atmosfere lagunari che lo riportano all’esordio con Notte italiana. Willy (Fabrizio Bentivoglio) è il belloccio (al bar lo chiamano Alain Delon) in giacca&cravatta, ex rappresentante di cancelleria di lusso, colato a picco da quando la moglie Patrizia (Isabella Ferrari) l’ha lasciato per un chirurgo (Ivano Marescotti); Antonio (Albanese) è il ladruncolo che vive di tutto, anche delle centomila che si fa dare per un calcio piazzato. Da applausi l’apparizione di Marco Paolini che fa un Sant’Antonio negli incubi del ladro Antonio con la polizia alle calcagna e un intero salame sullo stomaco: ma del resto come dovrebbe parlare, un santo senza lingua?