Le Guerre Horrende (opera seconda)

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Le Guerre Horrende

Le Guerre Horrende

Le Guerre Horrende

titolo originale:

Le Guerre Horrende

titolo internazionale:

The Awful Wars

fotografia:

montaggio:

scenografia:

Alice Laverda

costumi:

Margherita Brazzale

musica:

Michele Menini

produttore:

produzione:

distribuzione:

paese:

Italia

anno:

2017

durata:

77'

formato:

DCP - colore

uscito il:

24/02/2019

premi e festival:

Favola nera sulle guerre e sulla memoria, “Le guerre horrende” racconta lo straordinario incontro di tre singolari personaggi: il Capitano, malinconico reduce dal primo conflitto mondiale, artista girovago, esaltato e sognante, ormai ridotto a raccontare le sue storie alle creature del bosco, aiutato dal suo giovane e strambo scudiero. I due vivono una bizzara quotidianità fino all' irrompere di un soldato ferito vittima di una totale amnesia. I rapporti si fanno subito intensi: antipatia tra il primo e il nuovo arrivato, sintonia fra il soldato e lo scudiero. La situazione si carica di tensione emotiva fino all' ineluttabile epilogo, tra sconvolgenti rivelazioni e conseguenti colpi di scena. Il bosco, “selva oscura”, diviene labirinto della memoria, nonostante la forsennata ricerca di una mappa per trovare una via d' uscita, l'unica liberazione possibile è proprio nel ricordo e nel racconto delle guerre, non solo la prima da cui proviene il protagonista, ma di tutte le battaglie, anche quelle più assurde, come quella tra le mosche e le formiche, raccontata all'inizio della storia.

NOTE DI REGIA:
L'idea alla base del nostro film è che il caos che ogni uomo si porta dentro, il proprio inferno personale, si proietta nel mondo esterno materializzandosi in faide, discriminazioni, violente ideologie fino a sfociare in vere e proprie guerre. Se ogni essere umano riuscisse a vincere il proprio conflitto interiore allora anche le guerre svanirebbero come neve al sole. La vera rivoluzione parte dall' individuo non dalla moltitudine. No war within, no war without. Tratto da una pièce teatrale di Pino Costalunga, la forza del testo scaturisce dall'idea di fondo che ogni guerra, da quelle denominate "horrende" dal Machiavelli, alla prima guerra mondiale o alla seconda, siano comunque sempre e solo guerre, tutte uguali e tutte atroci. Il testo inoltre presenta un lavoro sulla lingua veneta, questa volta il pavano, che era per noi un filo conduttore con il nostro film precedente, Ritual. Nel film ci sono anche dei momenti comici tratti appunto da Teofilo Folengo, Ruzante, autori fra l’altro cari a Dario Fo, ma anche attraverso questi momenti ilari si evince l'orrore e l'atrocità delle guerre.