Vien di notte (opera prima)

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Vien di notte

Vien di notte

titolo originale:

Vien di notte

regia di:

cast:

Manuela Serra, Giuseppe Garippa, Luca Solinas, Christian Loddo, Marco Urru, Giovanni Iembo, Filippo Murgia, Asia Bilancetta, Andrea Arru, Dianne Danger Torres, Carmen Corona, Fausto Atzei, Orietta Ortu, Vincenza Mereu

sceneggiatura:

Mirko Zaru, da un'idea di Marco Urru

fotografia:

Mirko Zaru, Sirio Sechi, Fabio Mangroni

montaggio:

Mirko Zaru, Sirio Sechi, Fabio Mangroni

scenografia:

Mirko Zaru, Giovanni Iembo, Marco Urru

costumi:

Mirko Zaru, Davide Cauli

musica:

produttore:

paese:

Italia

anno:

2018

durata:

120'

formato:

4K - colore

uscito il:

12/01/2018

1953: in un paesino della Sardegna una giovane donna, Maria Corrias, accudisce il fratello paralitico costretto su una sedia a rotelle.
Questa sua condizione sembra non avere un apparente motivo.
Jonathan Marshall, giornalista londinese del The Times, e Simon Gallanger, il suo inseparabile fotografo e amico, stanno indagando su una serie di misteriosi casi analoghi a quello di Maria con scarsi risultati.
Entrati in contatto con la ragazza, si trovano coinvolti in una vicenda sanguinosa, ricca di misteri, complotti e fenomeni paranormali.

NOTE DI REGIA:
Vien di notte è un percorso all'interno dei nostri sogni, delle paure e delle credenze popolari.
La Sardegna è la terra più antica del Mediterraneo, come antichissime sono le sue leggende, tramandate di padre in figlio e di madre in figlia nel corso dei millenni.
Il fascino e il mistero che avvolge queste leggende è la ragione prima che mi ha portato alla realizzazione di questo coraggiosissimo Lungometraggio.
Difficilmente Vien di notte, con il suo intreccio, sarà un film che non vi rimarrà impresso nella mente per sempre: è un film nel quale è facilissimo immedesimarsi nei suoi protagonisti. Non a caso il sottotitolo che ho scelto per comunicare la sensazione che restituiranno le ambientazioni e le vicissitudini che riempono il film è "Riuscirai ancora a dormire?".
Il mio intento era quello di raccontare una storia lontana dagli schemi del cinema isolano della pastorizia e del banditismo: la cruda Sardegna del dopoguerra, dove la componente religiosa aveva ancora radici ben salde nei culti pagani, in un tempo in cui "il diverso" veniva estraniato e allontanato dalla società per paura del contagio del male nella popolazione.