Giulia

vedi anche

Trailer

Clip

clicca sulle immagini per scaricare le foto in alta risoluzione

Giulia

Giulia

Giulia

titolo originale:

Giulia

regia di:

montaggio:

costumi:

Chiara Landi

produzione:

paese:

Italia

anno:

2021

durata:

109'

formato:

colore

uscito il:

17/02/2022

premi e festival:

Giulia, che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa e amata, e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo ad una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di maternità e qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei.
In una sospensione fatta di niente (e di tutto) Giulia comprende che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.

NOTE DI REGIA:
Volendo estremizzare la mia idea di cinema, e quindi quella che c’è in “GiULiA” penso di poter utilizzare 3 parole: Verità, rigore e leggerezza.
Nella sceneggiatura, scritta a quattro mani con Rosa Palasciano, abbiamo deciso di raccontare qualcosa di sottile e provare a fotografare qualcosa di impalpabile raccontando dei personaggi inafferrabili oramai assuefatti ad una condizione che manderebbe in crisi chiunque sia abituato a condurre una vita fatta di certezze e scandita da tappe prestabilite e che invece loro vivono con una certa leggerezza.
Questi mondi a volte si scontrano, fanno qualche scintilla ma poi c’è una parte che risputa via l’altra come se ci fossero degli invisibili anticorpi sociali che tengono lontano ciò che è diverso che, dopo qualche momento di rabbia e umiliazione, ritorna serenamente e orgogliosamente al limbo dove si sente a proprio agio.
Può succedere però che si è costretti ad uscire da questa “scomoda zona confortevole”, che ci si ritrovi letteralmente per strada e a quel punto, con la stessa naturalezza, ci si può ritrovare in pochissimo tempo a vagabondare e a iniziare a costruirsi una nuova zona confortevole anche se la situazione è ancora più scomoda.
E’ quello che accade a Giulia che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa e amata da qualcuno e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà.
Come regista dunque mi sono posto di fronte a questa storia con lo scopo di raggiungere un risultato che restituisse realismo, naturalezza e verità e questo mi ha portato a fare una serie di scelte forse rischiose ma che come prima cosa mi hanno consentito di mettere gli attori nella massima libertà possibile, gli ho chiesto di far vivere un personaggio reale, non costruito e di spingersi anche oltre i confini della sceneggiatura. Ho voluto liberarli da una serie di cose che potevano allontanarli da questa ricerca della verità, per esempio non ho voluto un reparto trucco e un’altra serie di cose che secondo me avrebbero contribuito a rendere tutto un po’ più finto.
Mi interessava trovare in ogni scena e in ogni ciak un momento unico e vero e per questo ho chiesto a Manuele Mandolesi (direttore della fotografia) di ridurre le attrezzature al minimo, di essere discreto e rigoroso nelle scelte e di catturare la scena con lo sguardo di chi è sorpreso da ciò che accade.
Abbiamo percorso questa strada anche al montaggio, utilizzando un linguaggio che esula dagli standard del cinema più classico e che Jacopo Reale ha interpretato percorrendo una line sottile senza concedere ne qualcosa alla stranezza fine a se stessa, ne alla comodità di scelte facili e collaudate.
Per continuare su questa strada di rigore e verità ho deciso che nel film non dovesse esserci neanche una nota di colonna sonora a commento, l’unica musica che c’è proviene dalla verità della scena perché si tratta o di un brano che ballano oppure cantano i personaggi. Questa è una scelta che spesso lascia perplessi, ma è la mia idea di cinema e la musica mi porterebbe lontano dal realismo che cerco.
Tutto questo rigore spero sia servito (paradossalmente) a realizzare un film leggero, godibile proprio perché vero e sincero, e a raggiungere il difficile obiettivo di fare un film dove si ride mentre c’è un dramma che viaggia a fari spenti, si insinua nello spettatore che se ne rende conto quando è troppo tardi e gli resta appiccicato addosso per un po’.