Upside Down (opera seconda)

vedi anche

Trailer

clicca sulle immagini per scaricare le foto in alta risoluzione

Upside Down

Upside Down

titolo originale:

Upside Down

cast:

Gabriele Di Bello, Donatella Finocchiaro, Fabio Troiano, Antonio Zavatteri, Paolo Graziosi, Andrea Simonetti, Isabella Ragno, Nicola Valenzano, Giovanni Crozza, Eva Magno, Camilla Tagliaferri, Vito Rutigliano, Giuseppe Zinfolino, Gianluca Caputo, Ivano Portoghese, Gabriele Massari, Dario Diana, Ivan Dario Buono, Andrea Venditti, Giuliano Giuliani, Roberta De Santis, Luca Garbarino, Morris Sarra, Raffaele Serini

sceneggiatura:

fotografia:

Sandro Chessa, Stefano Ceccon

scenografia:

produzione:

paese:

Italia

anno:

2021

durata:

93'

formato:

colore

uscito il:

21/10/2021

Paolo (Gabriele Di Bello) è un ragazzo con la sindrome di Down che lavora in un ristorante e vive con i genitori. In una palestra dove segue un corso di ginnastica posturale conosce Armando (Antonio Zavatteri), maestro di pugilato. Paolo assiste agli allenamenti di Armando e pian piano nasce in lui il desiderio di mettersi alla prova in questo sport. La scelta è supportata con entusiasmo dalla madre Veronica (Donatella Finocchiaro) ma è oggetto di contrasto con il padre Lorenzo (Fabio Troiano), da sempre insicuro su come rapportarsi con il figlio. Armando, che ha sempre presente i limiti di Paolo, non prova mai a trascenderli, riuscendo alla fine a portarlo al tanto agognato incontro d’esordio.

NOTE DI REGIA:
Il titolo rivela, con un gioco di parole, quale sia l’intento del protagonista: mettere “sottosopra” i pregiudizi della gente. Ispirato a una storia vera, il film ha nella fisicità la sua chiave di lettura; se il volto (e l’intero corpo) di Paolo sono inequivocabili nel rimando a ciò che prima era (senza tante cortesie) chiamato mongolismo, non di meno lo sono i suoi sforzi di riscatto: la fatica, il sudore, il volto in apnea, i pugni in faccia sono il tentativo di annullare la bassa statura, il collo corto, il cranio deforme, la lingua sporgente. Se gli occhi a mandorla hanno una precisa collocazione nell’immaginario collettivo, lo stesso dicasi del pugilato e dello spirito di rivalsa in esso racchiuso.
Dall’incipit vediamo subito gli sforzi di Paolo: la sveglia, l’autonomia negli spostamenti in bici, l’acquisto con i soldi propri del pesce prima di andare al lavoro; una commissione questa, concordata con il padre, il quale a riguardo appare poco convinto e quasi pedante quando gli si rivolge con lo scontrino in mano. Al lavoro Paolo collabora in maniera effettiva e finanche propositiva, anche se la sua iniziativa lo conduce davanti agli atavici pregiudizi del fruttivendolo, che il ragazzo ribalta. In settimana bianca scia, capovolgendo la dialettica maestro/allievo con la madre, un architetto che lavorava in proprio come interior designer, attività che ha lasciato per dedicarsi a Paolo. Non rimpiange tale scelta né il nuovo lavoro meno appagante; è una persona solare, che ha metabolizzato la disabilità del figlio, e riesce anche ad affrontarla con sana ironia.
Va molto meno bene con il padre: questi più che scontroso è sofferente; più che non aver accettato il proprio figlio è insicuro su come comportarsi con lui; osserva un uomo Down non per voyeurismo ma perché non riesce a immaginare come sarà l’età adulta di Paolo. Di notte ha degli incubi, che non confida alla moglie; assalito da una preoccupazione ingombrante, al limite del compiacimento, sbaglia sempre: è fuori misura sulla pista per lo slittino, è apatico nel guardare Paolo ballare con i bambini, fuori dall’ascensore fa la domanda giusta alla persona sbagliata.
Va meglio con Armando, solitario maestro di pugilato. Il passato doloroso non gli ha tolto l’ironia e la voglia di scherzare. Il suo primo incontro con Paolo ha in embrione quello che sarà il loro rapporto nel prosieguo: Armando non aiuta Paolo a chiudere la lampo, ma lo sprona a provarci. L’uomo ha sempre chiari i limiti obiettivi di Paolo, e non proverà mai a trascenderli, ma per il resto lo tratterà con la stessa disciplina (e ironia) che usa con gli altri agonisti. Il ragazzo non si intimorisce di fronte alle difficoltà che incontra in palestra, la sua strada l’ha scelta: vai, Paolo, botte da orbi!