Il solengo

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Il solengo

titolo originale:

Il solengo

cast:

Bruno Di Giovanni, Ercole Colnago, Giovanni Morichelli, Ugo Farnetti, Orso Pietrini, Renato Sterpa, Lanfranco Mazzaferri, Eccelsio Cassanelli, Enrico Pasquali

produttore:

produzione:

Ring Film, Volpe Films, Coda Rossa Film

paese:

Italia/Argentina

anno:

2015

durata:

70'

formato:

colore

status:

Pronto (01/10/2015)

premi e festival:

In un rifugio di cacciatori, un gruppo di anziani del luogo rievoca la vita di Mario “de’ Marcella”, un uomo vissuto per più di sessant’anni nel ritiro di una grotta. Non si sa bene cosa lo abbia portato a condurre un’esistenza solitaria, forse un evento risalente alla sua infanzia, qualcosa di misterioso e tragico. Chi lo incontrava andando a caccia, lo chiamava “il Solengo”, come il maschio del cinghiale che vive isolato dal gruppo. Seduti intorno a un tavolo, nella calorosa semplicità del locale dove sono soliti ritrovarsi per bere o mangiare qualcosa, i vecchi cacciatori parlano di questo ambiguo personaggio. Ne vengono fuori storie spesso discordanti e in contraddizione l’una con l’altra. Mario era un tipo scontroso e selvatico, aveva modi di fare eccentrici e si vestiva in modo stravagante. Un pazzo, affermano alcuni, altri il contrario. Tutti concordano nel dire che non rivolgeva mai la parola a nessuno. Ognuno dei protagonisti, narrando la storia di Mario dal proprio punto di vista, finisce con lo svelare qualcosa della propria storia, della propria personalità e, più in generale, di quel mondo. La circostanza nel suo insieme fa inoltre affiorare l’antica tradizione orale di una generazione, ormai quasi estinta, di uomini che continuano imperterriti a vivere della propria terra.

NOTE DI REGIA
Il Solengo è un documentario realizzato nella campagna laziale, in quella zona un tempo popolata dagli etruschi che oggi chiamiamo Tuscia. Ci piace rinviare a questo nome perché è un segno del carattere antico del luogo, elemento per noi da sempre fonte di fascino e stimoli. L’idea del film nasce sul set del nostro documentario precedente, Belva Nera. Allora, durante una pausa pranzo, un gruppo di cacciatori ci raccontò la storia di Mario di Marcella, un eremita dal passato violento che viveva in una grotta di tufo, non lontano dalla città di Vejano. Veniva soprannominato da tutti il Solengo, come il maschio del cinghiale che si tiene sempre isolato dal gruppo. La storia di quest’uomo, vissuto come un selvaggio in mezzo al bosco per gran parte della sua esistenza, ci ha subito coinvolti perché ci offriva la possibilità di approfondire un discorso sulla campagna italiana e sulla tradizione orale, iniziato con Belva Nera. Sin dall’inizio ci hanno colpito le contraddizioni che venivano fuori tra i commensali: nel ricordare il Solengo, avevano tutti qualcosa da dire, ma nessuno sembrava conoscerne davvero la storia, anche perché nessuno aveva mai parlato con lui. Essendo considerato il matto del paese, in pochissimi osavano avvicinarlo e tutto quanto si sapeva sul suo conto era “per sentito dire”. Ci siamo quindi lanciati alla scoperta di nuovi episodi, intervistando chiunque fosse entrato in contatto con lui, alla ricerca di un dettaglio, di un qualcosa che potesse aiutarci a capire perché avesse deciso di allontanarsi e di vivere in una grotta. Usando rimasugli di 16mm, abbiamo prodotto un piccolo cortometraggio narrato da uno degli intervistati; e proprio durante questa operazione ci siamo resi conto che l’importante non era tanto la verità su Mario, quanto il mondo che lo circondava e dunque, in qualche modo, gli intervistati stessi. Quel gruppo di cacciatori nascondeva più autenticità di quanto potesse rendere qualunque confessione, e ci ha fatto riflettere su come la verità non sia l’unico né il principale ingrediente di una storia. Dal momento in cui questi uomini si sono trasformati nei protagonisti del film, tutto è stato più chiaro. L’atmosfera, semplice e familiare del rifugio dove si ritrovano abitualmente svela un mondo fatto di racconti, memorie e antiche tradizioni. La struttura del film ha iniziato a prendere forma rapidamente e ci siamo presto resi conto di cosa mancava. A dare la svolta è stata la scoperta del luogo in cui vive oggi Mario. Là, abbiamo cercato di reperire qualche elemento capace di metter fine alle voci sul suo conto per poter finalmente definire la sua storia. Ma al Solengo non importa cosa si dice su di lui e le poche parole che ci ha regalato, sussurrandole, si sono imposte sulla realtà dei fatti come solo la poesia sa fare. Il nostro film tenta di rappresentare il mondo di una remota campagna italiana. Un mondo senza tempo, arcaico, e primitivo, come il bosco in cui si ritira il protagonista, che sta inesorabilmente scomparendo, sovrastato da un’altra realtà, quella contemporanea.