Viola di mare (opera seconda)

Intensa storia di frontiera, geografica e identitaria, che intrecciando abilmente leggenda, verità e poesia, rievoca uno scandalo antico, perduto, nascosto fra storie di isole mediterranee: cronaca semivera di una metamorfosi nella Sicilia arcaica di un tempo che fu. Sullo sfondo dell’Italia ottocentesca, mentre Garibaldi sbarca in Sicilia con i suoi Mille, in una piccola isola, tra il mare pressante e la siciliana fede dei ruoli blindati, una donna vive una rivoluzione ben più grande: per sopravvivere allo scandalo della propria omosessualità accetta di fingersi uomo. A 25 anni la sua vita diventa quella di un altro: coppola, sigaro in bocca, una famiglia benedetta dal Signore, e tanto potere per occultare l’assurda trasformazione. Angela, la figlia del curatolo, incomincia a sentir battere forte la vita dentro di sé, disposta ad accoglierla e a viverla senza cedere di un passo a convenzioni non capite. Poco importa, dunque, se il sentimento che scopre divampare nel suo petto la spinge verso Sara e i suoi capelli biondi: quello prova e per quello è disposta a lottare, costi quel che costi. E la volontà, a volte, può portare a escogitare soluzioni altrimenti impensabili. “Viola di mare” tratta di un amore e di un riscatto, ottenuto attraverso una trasformazione difficilmente possibile in un contesto diverso. Il rivoluzionario gesto che porterà Angela a diventare Angelo, con il benestare contraddittorio della chiesa e delle poche autorità presenti, è frutto infatti dell’appropriarsi delle regole perverse e ottuse di un chiuso microcosmo, per volgerle di colpo a proprio vantaggio.
Tratto dal romanzo di Giacomo Pilati "Minchia di re".