La madre (opera prima)

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La madre

titolo originale:

La madre

titolo internazionale:

The Mother

sceneggiatura:

Dardano Sacchetti, Angelo Maresca, Laura Sabatino, liberamente tratto dall'omonimo romanzo breve di Grazia Deledda

produttore:

produzione:

distribuzione:

paese:

Italia

anno:

2013

durata:

90'

formato:

35mm/DCP - colore

uscito il:

10/07/2014

premi e festival:

Il film racconta la storia di Paolo, giovane sacerdote di un moderno quartiere romano, da anni devoto al suo ruolo di parroco, senza concedere nulla a se stesso. Sua madre Maddalena, donna di estrazione popolare, è onnipresente nella vita di Paolo in maniera possessiva, protettiva e morbosa. Assiste il figlio, lo consiglia, lo protegge costantemente da tutto quello che lei ritiene il male.
Nella vita di Paolo arriva Agnese, una bellissima donna, di cui si innamorerà perdutamente. Agli occhi della madre una tentazione distruttrice e maligna, che va allontanata al più presto dalla vita del figlio.
Paolo alterna momenti di fede e abnegazione, in cui ricorda il perché della sua scelta di fede, ad altri in cui si lascia andare e rinnega tutto in nome dell’amore e della passione carnale.
Maddalena vive sulla sua pelle i tormenti del figlio e sempre più spesso i fantasmi del passato giungono a visitarla e ossessionarla. La violenza che ha subito da bambina.
Il matrimonio infelice. La fatica del vivere.
Agnese al contrario è giovane, bella e innamorata, e offre a Paolo la possibilità di una vita finalmente priva di responsabilità, leggera, spensierata.
Un triangolo dunque, dove la madre talvolta sembra nutrire nei confronti del figlio sentimenti ambigui, non solo materni, ma di invidia e gelosia per l’amore carnale che l’ha travolto. A condizionare le scelte e le azioni dei personaggi c’è un’ulteriore presenza: quella di un Dio severo ed impassibile che quasi sembra schiacciare i personaggi piuttosto che aiutarli misericordiosamente.
Nessuno di loro ha davvero colpa, ma tutti e tre ne avvertono il peso.
La notte prima di Pasqua, nella chiesa dove Paulo l’indomani dovrà celebrare la messa dinanzi a tutto il quartiere, ci sarà l’epilogo, di questa storia d’amore e passione a tre personaggi.

Note di regia
Dopo aver girato il mio primo cortometraggio “Clochard” (premiato in diversi festivals internazionali) ho cominciato a leggere “La Madre”, un romanzo di Grazia Deledda. Quella lettura per me ha avuto un significato ambivalente, quello di aver assaporato il piacere della letteratura allo stato puro, ma anche l’idea che quello dovesse essere il lungometraggio del mio esordio alla regia.
Le atmosfere e le suggestioni rarefatte della Deledda, ambientate nella Sardegna dei primi del novecento, mi hanno ispirato a cambiare l’ambientazione della storia, portandola ai giorni d’oggi, in un luogo completamente metafisico. Ho ritenuto che una storia avvenuta nel lontano 1920, potesse essere più interessante collocarla in un futuro più prossimo ma non ben definito, vista la tematica attuale di cui parla la vicenda, ossia il dilemma del confine tra il bene e il male, nel senso profondamente cristiano.
Qual’è l’amore puro, quello spirituale o quello della carne?
Questi sono i due grossi interrogativi che sembrano inquietare i personaggi della storia, ma forse anche tutti noi. Uno dei temi principali del film è il Sacrificio, quello della Madre, che dopo una vita miserabile è riuscita a far diventare l’amato figlio un prete. Il giovane sacerdote dovrà resistere alle tentazioni che lo allontano dal pegno che impone l’amore per Cristo: la castità.
La sua fede vulnerabile si sfalderà come sabbia dopo l’incontro con Agnese (una bellissima donna, algida e problematica, che incarna, ovviamente un tipo di sentimento diverso da quello materno) provocandogli forti emozioni e sarà proprio quella sofferenza e quella passione che lo porterà a prendere un’importante decisione per la sua vita: riabbracciare la fede e finalmente essere un sacerdote per sua libera scelta.
I tormenti dei tre protagonisti sono le inquietudini che potrebbero turbare la vita di ogni persona, e il fatto che i personaggi della storia abbiano un retaggio così esasperato non fà altro che rendere la vicenda ancora più forte.