Zeta

vedi anche

sito ufficiale

trailer

titolo originale:

Zeta

regia di:

cast:

Diego Germini aka Izi, Irene Vetere, Salvatore Esposito, Jacopo Olmo Antinori, Francesco Siciliano, Sebastiano Gavasso, Manuela Morabito, Massimiliano Gallo, Gianluca Di Gennaro, Edy Angelillo, J-AX, Mia Benedetta, Rocco Hunt, Shade, Yaser Mohamed, Martin Chishimba, Aldo Vinci, Angelica Granato Renzi, Christian Sciuva aka Fat Mc, Eradis Josende Oberto, Indri Qyteza Shirok, Andrealuna Posocco, Fedez, Salmo, Clementino, Ensi, Briga, Baby K, Lowlow, Tormento, Rancore, Noyz Narcos, Shablo, Metal Carter

scenografia:

produzione:

9.99 Films, Youcasting Panamafilm, con il contributo del Ministero della Cultura, in collaborazione con Sony Music Italy, con il contributo di Regione Lazio, Aliante Partners

distribuzione:

vendite estere:

paese:

Italia

anno:

2016

durata:

100'

formato:

colore

uscito il:

28/04/2016

premi e festival:

In una Roma che si divide verticalmente tra centro e periferia, ricchi e poveri, famosi e non famosi, Alex/Zeta (Diego Germini), Gaia (Irene Vetere) e Marco (Jacopo Olmi Antinori) sono tre amici poco meno che ventenni con il sogno di sfuggire al destino che la società ha in serbo per loro. La vita di strada, il lavoro al mercato, i casermoni di periferia, la povertà, il piccolo spaccio, il sogno dell’hip hop: questa è la vita per Alex fino a che il sogno non diventa realtà, e lui si trova catapultato nel mondo del rap a giocarsi la sua partita e a far vedere quanto vale. Ma gestire il proprio destino è una faccenda complessa e Alex commette molti errori, fino a ritrovarsi solo, con un successo effimero e senza punti di riferimento. Dovrà affrontare i suoi demoni, la durezza del mondo e la sua confusione per superare la linea d’ombra, imparando ad amare la sua rabbia e riuscendo nell’impresa più difficile: capire fino in fondo cosa desidera. Zeta è una storia hip hop di formazione, amicizia, amore e riscatto; una corsa a ritmo di rap all’inseguimento dei propri sogni e del proprio destino.

NOTE DI REGIA:
Zeta vuole essere un film generazionale.
Un film in grado di raccontare senza fronzoli i giovani di oggi, in primis, e il mondo del rap in Italia, che con centinaia di migliaia di proseliti è diventato un vero e proprio fenomeno di massa che il cinema non può continuare ad ignorare. Zeta vuole essere un racconto reale e metaforico al tempo stesso, un film in grado di parlare del rapporto tra individuo e identità culturale, in un mondo che sempre più tende a creare, nel bene e nel male, occasioni di contaminazione, di confusione e crisi identitaria, soprattutto quando si parla di giovani.
Zeta è pensato come un romanzo di formazione, come un racconto non solo del reale, ma calato indissolubilmente nel reale, perché solo con esso è possibile scoprire la dimensione intima e profondamente umana della realtà stessa e anche quella di tematiche urgenti e attuali della società odierna.
Per questo motivo tengo a mente costantemente l’esempio eccellente del cult-movie L’Odio di M.Kassovitz, punto di incontro tra genere, dramma e divertimento, il tutto calato in una dimensione di realismo e di credibilità fuori dal comune, condivisibile in ogni angolo del mondo.
Con Zeta ho intenzione di porre particolare attenzione proprio alla “street credibility” dei personaggi, dei linguaggi, delle situazioni e delle atmosfere descritte.
Troppo spesso, in Italia, il mondo giovanile è stravolto, distorto, banalizzato e indirizzato verso cliché tipici televisivi sintomatici di una visione estranea e insensibile alla realtà.
Zeta è anche un tributo alla musica. Tanti sono i suoni, le canzoni, le suggestioni, gli artisti, le atmosfere che ne compongono l’essenza che fin dal concepimento ci è stato impossibile evitare di considerarlo indissolubilmente come un vero e proprio film musicale (da non confondere con musical).
Il rap è un aspetto cruciale della cultura moderna internazionale e si sta affermando anche in Italia alla velocità della luce, proprio grazie ai giovani che non riescono a resistere al suo fascino travolgente e all’immedesimazione fortissima che si prova rispecchiandosi nelle parole e nei ritmi delle canzoni. I rappers sono i nuovi cantautori, le canzoni parlano di vita vissuta, di strada, di problemi, di rabbia e amore.
Il binomio musica-giovani è una questione aperta e sensibile, culturalmente parlando, da quasi quarant’anni. Perché è il terreno principe di confronto tra i ragazzi e spesso l’appartenenza ad un movimento rappresenta un momento fondamentale di crescita intellettuale.
Quando io ero adolescente, nei primi anni 80, c’erano il punk e la new wave che rappresentavano un certo grado di rottura con le regole imposte dalla società e la musica anche allora diventava il luogo virtuale di aggregazione fondamentale di tutti quelli che si sentivano in qualche maniera diversi, inadeguati o semplicemente ribelli.
La stessa cosa accade oggi con l’hip-hop, il movimento cresce perché vi confluiscono i giovani che hanno quegli stessi stimoli, quegli stessi problemi. Per questo c’è qualcosa di Zeta che mi riguarda molto da vicino. La storia di Alex, un ragazzo che desidera a tutti i costi campare di questa sua passione per il rap, parte dagli stessi spunti di racconto, dagli stessi presupposti; mi ricorda profondamente quando a scuola mi sentivo un incompreso ragazzo punk della periferia romana. Mi interessa indagare proprio su quel senso di inadeguatezza latente che da giovane provavo di fronte al futuro, al mondo del lavoro, alle realtà diverse dalla mia, di fronte all’ineluttabilità della vita stessa, essendo io profondamente ateo, ora come allora.
Con Riccardo Brun (co-sceneggiatore), nella scrittura del film, abbiamo voluto indagare su come può sentirsi oggi un giovane di fronte ad una realtà difficile e respingente, senza le sicurezze e la guida di una famiglia o di una società in grado di recepire le sue aspirazioni, di comprendere a fondo le sue problematiche. Cosa desidera Alex? Quali sono le sue prospettive, le sue paure?
Siamo partiti da queste domande nel tentativo di tracciare la vita di Alex, di immaginare il protagonista di questo film. Un film incentrato sulla passione per la musica, una passione in grado di cambiarti la vita, che spesso, negli strati più disagiati della società, rappresenta l’unica via d’uscita, l’unica possibilità di sottrarsi ad un destino crudele.
I ragazzi protagonisti di questo film vivono ogni momento della storia con un maggior livello di intensità, profondità e vitalità proprio perché si trovano nel mezzo di quella età di passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta. Ragazzi normali che vivono semplicemente il loro presente, anche se a volte risulta essere molto duro.
La nostra “missione” con questo film è rivolta proprio al pubblico, nella speranza che possa identificarsi fortemente con i protagonisti del film, e con la vicenda di Alex.
Il personaggio commetterà gravi errori e sarà costretto ad affrontare i suoi demoni e rialzarsi prima di mettere a fuoco quello che conta veramente, il rispetto delle persone, domare la sua rabbia. Abbiamo voluto che Alex faticasse per ritrovare la sua strada, per arrivare a capire che la vittoria non è quella sul palco ma nella vita.
Con Zeta vogliamo fare scavare in profondo dentro al personaggio di Alex, al fine di raccontare le tappe di un viaggio che lo porterà ad essere un uomo. Con il film vorrei riuscire nel difficile intento di parlare di “valori” ma senza retorica. Un esercizio sul filo del rasoio, soprattutto quando si parla dei giovani ai giovani. Per questo non voglio dare giudizi morali; Zeta non sarà un film politico, non sarà un film storico, non sarà un film sociale tout court.
Lo script affronta di petto anche altri temi di scottante attualità come quello dei difficili rapporti interpersonali, molto diffusi tra le nuove generazioni stravolte dall’impatto della tecnologia e dei social network sulla regolamentazione delle abitudini, della socialità e del confronto tra i sessi.
Abbiamo scelto l’ambientazione romana perché con la sua precisa identità territoriale rappresenta lo spazio ideale per raccontare con efficacia ed evidenza il difficile processo di integrazione tra i diversi strati sociali. Roma è una città difficile, cruda per chi viene da fuori e si ritrova ghettizzato nelle periferie, escluso dai lustri dalla mondanità.
Zeta per questo vuole essere il riflesso delle mille luci della città, raccontare con aderenza le notti nella grande città, i locali, le periferie, la calca, il sudore, la droga. Importantissimo conoscere le atmosfere, i codici, i mood all’interno dei quali i personaggi devono muoversi.
Per questo motivo il background da cui provengo professionalmente (i video musicali, la pubblicità) è indispensabile per garantire al film un credibilità metanarrativa. Abbiamo previsto di coinvolgere molti veri rapper della scena italiana, essendo quelli più popolari gli artisti con cui ho avuto il piacere di lavorare per anni.
Interpreteranno se stessi cementando ancor di più il divario tra la componente musicale e la storia.
Anche il protagonista, Diego Germini (in arte Izi) lo abbiamo trovato attraverso i canali della musica, e abbiamo voluto un rapper in grado di recitare e non il contrario; sono convinto che la sua caratura come artista/musicista possa essere un valore inestimabile aggiunto ai fini del racconto, essendo il rap stesso un punto-focale cruciale del film che prevede moltissimi scontri, le battle di freestyle tra rappers in cui veri artisti si sfideranno improvvisando parole e rime come nella migliore tradizione slam-poetry americana.
In questo film la musica si impone e va oltre il concetto di colonna sonora dando forma ai pensieri e alle parole di Alex/Zeta che si traducono i veri e propri brani musicali, in rime dense di significati di volta in volta legati agli snodi narrativi del film.
L’ispirazione data dalla musica è tale che Zeta vuole essere un vero e proprio esperimento, una concezione nuova di “musical”. Molto spesso infatti, anche nella fase di scrittura della sceneggiatura, alcuni brani di artisti italiani ci hanno suggerito atmosfere e personaggi, e in alcuni casi anche alcune scene vere e proprie. Essendo l’hip–hop una musica incredibilmente cinematografica, ogni canzone racchiude immagini e racconti che possono essere assorbiti da chi scrive e tradotti nella sceneggiatura. Un processo inverso a quello che si compie abitualmente ma non così strano per i registi come me, abituati con i video musicali a farsi suggestionare proprio dalla musica nel trovare le idee, le storie, le atmosfere visive.
Il film sarà una miscela di umori diversissimi, come accade nella vita di tutti i giorni, momenti fortemente drammatici sono alternati a scene ironiche o di divertimento puro.
Grazie anche ad una serie di sequenze altamente visionarie o ad altre d’azione pura, le immagini del film sono pensate per essere molto affilate e potenti come un cazzotto nello stomaco; per la loro crudezza, quando serve, per la loro spettacolarità nelle sequenze legate alla musica stessa. Proprio perchè negli ultimi anni sono stato il regista che di più è riuscito a re-inventare l’immaginario stesso degli artisti hip-hop italiani. Un immaginario che con i produttori abbiamo intenzione di tradurre in alcune scene specifiche del film, lavorando su alcuni stilemi tipici dei video musicali che oggi rappresentano il prodotto di consumo sul web preferito dai giovani di tutto il mondo.
Per tutti gli appassionati di musica mi auguro che la visione del film in sala possa avere lo stesso impatto che ebbero su di me film come “Miriam si sveglia a mezzanotte”, “Easy Rider” o “The Doors”. Ancora ricordo che rimasi sbalordito dalla proiezione, dall’inedita fruizione della musica abbinata alle immagini, a tutto volume sparata nel buio della sala cinematografica. Un’esperienza che può risultare indimenticabile, soprattutto se la musica è quella che ami. Il cast di supporto ai rappers sarà selezionato secondo criteri di grande sobrietà e credibilità dei ruoli, privilegiando nei dialoghi un rispetto assoluto degli accenti dialettali, degli idiomi, dello slang giovanile legato alle varie correnti musicali e al crossover culturale presente in una città come Roma.
Continuo a mettere l’accento su parole come credibilità e realismo perché conosco bene il gusto dei giovani italiani soprattutto in materia di cinema, musica ed intrattenimento in generale. A parte le idiosincrasie e le deviazioni da social network (il fenomeno diffusissimo degli “haters” è abbondantemente affrontato nella sceneggiatura) il pubblico di giovanissimi è molto più smart ed esigente di quanto si possa pensare e soprattutto non è più disposto a digerire le incongruenze che riconosce nei prodotti patinati, commerciali e beceri della televisione.
Nonostante la mia ossessiva insistenza sulla musica, sull’hip-hop, vorrei chiarire che è mia intenzione quella di fare un buon film per un pubblico molto ampio, senza per questo dover rinunciare (come si fa spesso in questo paese) alla qualità e allo spessore della storia e della messa in scena.
Solo i grandi film riescono in questa difficile impresa, e Zeta si pone proprio questo ambizioso obiettivo: diventare il film di riferimento di una intera generazione, come fu per quelli della mia generazione “Il Tempo delle Mele”, che fotografava con incredibile aderenza gli adolescenti dei primissimi anni 80. Anche Zeta nasce come film corale che punta dritto al racconto approfondito di un solo personaggio.
Una commistione di genere diversissimi: drama, coming of age, azione, commedia romantica, musical; Zeta è un originale melting-pot a tempo di musica rap. La cosa mi rallegra e conforta al tempo stesso se consideriamo quanto le alchimie siano importanti a volte per la riuscita di un racconto per immagini e concetti in movimento.