Fango e Gloria – La Grande Guerra (opera prima)

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Fango e Gloria – La Grande Guerra

Fango e Gloria – La Grande Guerra

titolo originale:

Fango e Gloria – La Grande Guerra

cast:

Eugenio Franceschini, Valentina Corti, Domenico Fortunato, Francesco Martino (I), Michele Vigilante, Federico Tolardo, Isabella Caserta, Alberto Lo Porto, Vincenzo Guaglione, Roberto Vandelli, Maria Cristina Bellelli, Ernesto Aliberti, Arnaldo Pernigo

fotografia:

montaggio:

produzione:

Baires Produzioni, Luce Cinecittà, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno della Regione del Veneto, con il contributo di Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Fondazione FS, Eberhard, in collaborazione con Histoire/TF1, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio, del Ministero della Difesa e l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica

vendite estere:

paese:

Italia

anno:

2014

durata:

90'

formato:

colore

uscito il:

16/10/2014

premi e festival:

Il film, realizzato in occasione del Centenario della I Guerra Mondiale e dei 90 anni dell’Archivio Storico del Luce, narra le vicende dei milioni di giovani coinvolti in quel tragico evento, utilizzando come simbolo proprio colui che sarà prescelto per rappresentare l’enorme schiera dei caduti anonimi: il Milite Ignoto.
In particolare è la storia di Mario, dei suoi amici e della sua fidanzata. Ragazzi qualunque della piccola borghesia di provincia, entusiasti e pieni di progetti per un futuro che a molti di loro verrà negato.
“Fango e Gloria”, oltre a contenere una parte di fiction si avvale di materiali di repertorio dell’Archivio Storico Luce, sottoposti a procedimenti di colorazione e di sonorizzazione per renderne la fruizione ancora più suggestiva e inedita.

NOTE DI REGIA:
La Grande Guerra, atroce e assurda, la prima globale, una feroce tempesta d'acciaio che ha devastato l'Europa e che solo in Italia ha spezzato seicentocinquantamila vite e ferito un milione di soldati. La prima guerra di macchine, di uomini e di industrie combattuta da tutti, interventisti e pacifisti, da socialisti e nazionalisti, da analfabeti e grandi intellettuali.
“FANGO E GLORIA” la racconta con uno stile narrativo particolare e inedito. Il film infatti è costruito con fiction e filmati di repertorio che interagiscono continuamente tra loro al punto che il repertorio non rappresenta più, com’è prassi, solo e unicamente il passato, il dato di fatto, la fredda ed inoppugnabile testimonianza dell’accaduto, ma entra ed esce dalla ricostruzione di fantasia sostanziandola del pathos della realtà e imprimendole il marchio della verosimiglianza.
I personaggi migrano dal girato che li rappresenta e li genera al mondo del repertorio e viceversa. Per realizzare tutto ciò, per compenetrare al massimo girato e repertorio, mi sono posto come primo obiettivo quello di “attualizzare” i filmati storici, vale a dire renderli fruibili come fossero stati girati oggi e non un secolo fa.
Nei laboratori del Luce e in altri altamente specializzati le preziose pellicole dell'Archivio Storico sono state quindi scansionate in Alta Definizione, restaurate da graffi e macchie, acquisite in digitale, variando la velocità di scorrimento - per eliminare le fluttuazioni ondulatorie che avevano le macchine da presa dell’epoca e che provocavano i movimenti accelerati e ridicoli a cui siamo abituati.
Infine le immagini in bianco e nero sono state colorate, ma nel pieno rispetto della filologia e della storia, con un procedimento che nei risultati assomiglia molto alle bicromie di inizio secolo, come il Kinemacolor di Charles Urban.
“Alla ricerca dei colori perduti”, si potrebbe dire, per vedere luoghi, persone e cose con occhi ad essi contemporanei, per dare vita nuova ai mille volti senza nome fissati cento anni fa sulle pellicole conservate nell’Archivio dell’Istituto Luce e farli tornare a tutti gli effetti i protagonisti del racconto del film, spalla a spalla con gli attori che li evocano.
Scelte forti, audaci, che potrebbero non essere condivise da chi di quelle vecchie immagini rimpiange la patina di antico a cui tutti siamo abituati, ma nelle quali io credo fermamente, perché sono state adottate non per esibizionismo tecnico o per desiderio di accattivarsi il pubblico, ma, al contrario, perché necessarie e determinanti, perché generano drammaturgia e permettono allo spettatore di calarsi nel racconto in un modo quanto più possibile vivo e partecipato. La guerra di ieri è come quella di oggi, vederla a colori e al passo giusto ne accentua la tragica attualità e induce a riflessioni sulla natura dell'uomo.
L’operazione colore, la prima realizzata in Italia a quanto mi risulta, è stata curata da un pool di venti “colorist” coordinati e guidati da Marco Kuveiller mentre la fotografia, elaborata ed evocativa, è opera di Stefano Paradiso che ha girato con una macchina RED in 4K.
Le location della fiction del film si trovano a Verona e dintorni. La trincea dove si svolgono alcune delle scene più drammatiche è stata costruita alle pendici del Monte Baldo, con una accuratezza straordinaria sotto la direzione dello scenografo e consulente storico Mauro Quattrina.
Protagonista del film è Mario, un ragazzo qualunque del 1914. E' nato nel centro Italia, in una località volutamente non specificata della riviera romagnola. Entusiasta e pieno di progetti per il suo futuro, un futuro che non vedrà mai.
Mario rappresenta i cinque milioni di suoi coetanei che nei tre anni del conflitto vennero chiamati alle armi: venivano dalla Sicilia, dal Piemonte, dalla Sardegna, dal Veneto, da ogni regione di quella giovane Italia e fu proprio nel fango delle trincee che impararono a conoscersi e, secondo alcuni storici, anche a completare concretamente l’unità della Nazione.