Louisiana

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Louisiana (The Other Side)

Louisiana (The Other Side)

Louisiana (The Other Side)

titolo originale:

The Other Side

sceneggiatura:

produzione:

Agat Films & Cie, Okta Film, Rai Cinema, Arte, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno del CNC-Centre National de la Cinématographie

paese:

Francia/Italia/USA

anno:

2015

durata:

92'

formato:

colore

uscito il:

28/05/2015

premi e festival:

In un territorio invisibile, ai margini della società, sul confine tra illegalità e anarchia, vive una comunità dolente che tenta di reagire a una minaccia: essere dimenticati dalle istituzioni e vedere calpestati i propri diritti di cittadini.
Veterani in disarmo, adolescenti taciturni, drogati che cercano nell’amore una via d’uscita dalla dipendenza, ex combattenti delle forze speciali ancora in guerra con il mondo, giovani donne e future mamme allo sbando, vecchi che non hanno perso la voglia di vivere.
In questa umanità nascosta si aprono gli abissi dell’America di oggi.

NOTE DI REGIA:
Ogni società ha il suo lato nascosto, una parte della cultura che il cittadino medio percepisce raramente e che i media e le arti non riconoscono (ad eccezione di qualche produzione televisiva e cinematografica mainstream, che punta sul glamour). Le ragioni di questa invisibilità sono molteplici. Senza dubbio il ‘ventre molle dell’America’ non ha un mass appeal, un gradimento di massa, elevato, perché è popolato di antieroi le cui vedute possono essere anacronistiche e gli stili di vita moralmente discutibili. Può darsi dunque che la stragrande maggioranza della società non sia neppure a conoscenza dell’esistenza di questi gruppi. A volte ci vuole il punto di vista di un outsider per proiettare la “luce della verità” sulle zone più oscure e invise di una cultura o di una società.
Nei miei film precedenti ho esplorato l’incessante disintegrazione dell’istituzione-famiglia nell’America dei ‘blue collar’. Ho osservato come la società americana accolga il duplice passaggio della vita e della morte e in quali modi la fede modelli la vita nella Bible belt (la ‘cintura della Bibbia’ abitata da comunità cristiano-protestanti, per lo più evangeliche). Ho analizzato i ruoli di genere, le disparità socioeconomiche, la giovinezza e la vecchiaia, e l’ossimorica ossessione americana per la “pace attraverso la violenza”. Osservando la dicotomia tra il volto pubblico e i demoni privati negli individui, sono riuscito a cogliere quella stessa dicotomia nella società americana nel suo insieme. Mentre continuo il mio viaggio per arrivare a capire gli Stati Uniti d’America (il paese in cui vivo), spero di fare da ‘guida turistica’ esperta attraverso le comunità che ritraggo, descrivendone le idiosincrasie e mostrandone le contraddizioni.
Questa volta il viaggio mi porta a West Monroe, nella Louisiana del nord. È la città natale di Todd Trichell, il patriarca della famiglia di bull riders, gli esperti di rodeo su tori presentati nel mio ultimo film, “Stop the Pounding Heart.” Dunque, ancora una volta, mi è stato consentito un “accesso di favore” a una realtà impenetrabile ai più e sconosciuta a molti. Siamo nella terra dei “nuovi poveri”, dove il 60 per cento della popolazione (per lo più bianca) è disoccupata, e costretta a fare qualsiasi cosa pur di guadagnare qualche dollaro. Spesso la loro unica via d’uscita sono le droghe, sia attraverso lo spaccio sia attraverso il consumo. In realtà non è una coincidenza che West Monroe sia diventata ultimamente una delle più importanti capitali della metanfetamina d’America. Ho intrapreso numerosi viaggi a West Monroe, per visitare le comunità che saranno rappresentate nel mio film, e sono stato testimone di una massa tale di impoverimento, disperazione e alienazione da mettere in imbarazzo l’America. Mi hanno colpito le difficoltà che la gente del posto deve affrontare, giorno per giorno, mentre cerca di sopravvivere alla povertà e alla tossicodipendenza. Alcune di queste persone hanno lasciato su di me un segno indelebile. Penso a Mark e Lisa (sorellastra di Todd Trichell), una coppia così innamorata che, sebbene facciano entrambi dentro e fuori dalla galera e nessuno dei due abbia un lavoro, stanno cominciando con ottimismo una nuova vita insieme. Penso a Zack e Brooke, fratello e sorella preadolescenti che vivono in un stanza infestata dagli scarafaggi insieme a Mandy (la sorella minore di Todd), la madre single che li ha già iniziati alle droghe.
Penso a Kayla (nipote di Mark), che ha vent’anni, fa la spogliarellista e lotta per arrivare a fine mese, anche mentre è incinta del terzo figlio. Vivono tutti a Bawcomville, il quartiere più povero di West Monroe, in piccole proprietà recintate, in case cadenti, alcune delle quali prive del bagno o della cucina. Eppure non si ha l’impressione di essere in un ghetto, o nell’“hood”, la terra di nessuno descritta in modo stereotipato in molti film indipendenti realizzati negli Stati Uniti. Malgrado tutte le difficoltà e la sorte avversa, ci sono normalità e dignità nel modo di vivere di Mark, di Lisa e degli altri. Come ho già detto, forse dipende dal fatto che, a West Monroe, queste durissime condizioni di vita sono diventate la norma. O forse queste sono essenzialmente “brave persone”, che non hanno mai fatto del male a nessuno se non a se stesse.
Ho osservato a lungo Mark, Lisa, Zack e Brooke, e intendo filmarli per tre mesi, da maggio a luglio del 2014. Il mio obiettivo è esplorare i parallelismi – metaforici e letterali – tra le loro vite. Queste due coppie sono legate da un senso profondo di complicità e d’amore (romantico per Mark e Lisa, fraterno per Zack e Brooke), e condividono sogni e incubi simili. Tuttavia, le loro traiettorie di vita muovono in direzioni diverse: Mark e Lisa sono spacciati, ma sperano in un futuro migliore; al contrario Zack e Brooke, benché giovanissimi, sono già stanchi di vivere (paradossalmente, i giovani sono meno attaccati alla vita dei vecchi). Eppure io credo che il denominatore comune delle loro vite sia (il bisogno di) contatto umano. E malgrado la durissima realtà che sarà descritta dalla cinepresa, il motivo conduttore del film sarà proprio questo: contatto umano.
Certe volte mi chiedo perché continuo a lavorare su film estremamente difficili da realizzare, sia sul piano logistico sia a livello emotivo. La risposta tuttavia non si fa attendere a lungo: faccio film solo quando sento che “devono essere fatti”. Malgrado il passo lento della mia strategia di osservazione, in realtà nei miei film c’è un senso di urgenza. Questa volta l’urgenza nasce dal bisogno di mostrare la diseguaglianza e la povertà persistente in America, un paese dove, oggi più che mai, i progressi socioeconomici sono condivisi da un numero decrescente di cittadini. Raccontando le storie di Mark, di Brooke e delle loro famiglie, spero di riuscire a restituire un’immagine ricca di sfumature del ventre molle dell’America – non un reportage ascetico, ma un ritratto empatico. Credo davvero che una delle migliori qualità del mio cinema sia l’approccio non censorio, “umanizzante”, verso i soggetti. E credo che questo nuovo film non farà eccezione, perché quel che mi fa sentire vicino a Mark e agli altri (e mi dà voglia di lavorare con loro) è l’amore. La più triste forma d’amore.