Scuola Romana di Fotografia

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sito web:www.scuolaromanadifotografia.it

La Scuola Romana di Fotografia è un punto di riferimento culturale che si è venuto via via affermando, in questo ultimo quindicennio, come significativo elemento promotore della vita artistica nella Capitale. Nasciamo dal sogno e dal progetto di un artista che fin dagli anni Settanta ha animato la cultura romana: il pittore e fotografo Angelo Caligaris. Nel 1992 fu lui ad avviare, insieme a Duccio Trombadori, l’esperimento di una struttura didattica in grado di formare fotografi professionisti addestrati ai diversi segreti e alle complesse tecniche dell’espressione. Laboratorio fotografico, processi di comunicazione visiva, ricerche di composizione in studio e di ripresa dal vero, sperimentazione di nuove tecnologie, sono tutte parti di un insegnamento nel quale fotografia ed arte partecipano di una comune esperienza estetica.
Questo, in breve, è il resoconto di una storia recente. Ma è importante notare che l’idea di una “Scuola Romana”, legata alla teoria e alla pratica della fotografia, ha radici più profonde. Già nel 1847 una cerchia di fotografi internazionali, attenti alle più recenti novità della tecnica fotografica, si riuniva al Caffè Greco per riflettere insieme e pianificare la loro attività concentrandola sull’architettura e il paesaggio urbano della Roma di Pio IX. I nuovi negativi su carta e i riferimenti all’immaginario pittorico romantico univano il gruppo in un lavoro entusiasta e metodico. Accanto ai francesi Flachéron, Normand e Constant, del movimento – di cui si sono occupate alcune grandi mostre parigine [1] – facevano parte Giacomo Caneva e il britannico James Anderson, rivale degli Alinari nel fissare l’immaginario urbano nella forma-cartolina valida ancora oggi.
Ci conforta pensare che il nome della nostra “Scuola Romana” risalga a un passato così nobile e sperimentale, insieme romano e cosmopolita. E ci piace anche riconoscere che del nostro albero genealogico fa parte anche quella “Scuola Romana” emersa come voce originale nella pittura degli anni ’30. Così nella nostra ambizione culturale scorre la linfa della radice progressista di grandi artisti che furono più che mai attenti ai problemi più urgenti e vitali dell’uomo, senza piegarsi alla retorica magniloquente, ai rozzi e altisonanti linguaggi del potere, alla vuota e ampollosa maniera ufficiale.
D’altra parte è giusto sottolineare l’altra componente essenziale della nostra identità: quella della ricerca fotografica, appassionata e socievole, che a stento si accontenta di ciò che è stato già detto, fatto, visto e sentito. Siamo eredi di tendenze che nascono dal territorio ma per vocazione parlano linguaggi universali. L’arte e la fotografia fanno facilmente accademia, a meno che non si crei un nucleo di pensiero e di azione che promuova la libertà della ricerca senza rinunciare alla disciplina del mestiere. Le scuole romane hanno avuto questa vocazione e noi ne siamo eredi.
Nasciamo un po’ come pini a ombrello sulle terrazze del Pincio proiettati in alto a dominare prospettive lunghissime, sopraffatti dal panorama neoclassico di piazza del Popolo e dai suoi colori al tramonto; nasciamo un po’ tra gli sventramenti di Borgo, accurati come i trapassi tonali dei quadri di Mafai, assetati come i bianchi e i rosa calcinati di Pirandello, eleganti e crudeli come i rossi di Scipione; ci sentiamo a casa tra la folla che sciama eccitata per piazza di Spagna e, a Natale come a Ferragosto, parla tutte le lingue del mondo; ma siamo a casa pure tra la folla disperata e ferita che, il 19 luglio ’43, si assembra per ascoltare Pio XII accorso allo Scalo di San Lorenzo tra le macerie dei bombardamenti.
Crediamo alla presa diretta con le cose, ad affinare le strategie documentarie, ma anche a raffinare i legami tra sguardo fotografico e sguardo artistico, in un processo formativo dell’identità del fotografo non solo come professionista, ma soprattutto come consapevole testimone, osservatore e interprete del suo tempo. Abbiamo tante storie da raccontare e altrettante ne vogliamo conoscere; con tante esperienze da trasmettere e altrettante ancora da vivere. Siamo immersi nella storia mentre esploriamo i segnali del futuro. Viviamo e portiamo il testimone della ricerca creativa e fotografica, dell’impegno sociale e del contatto col territorio, in una delle città che da sempre parlano al mondo. Di questo siamo profondamente consapevoli ed orgogliosi, ed è questo il bagaglio che portiamo all’incontro con gli altri, nel connetterci al network globale del XXI secolo.